La letteratura italiana gioca un ruolo di primo piano nel processo letterario paneuropeo del Novecento. Il contributo della letteratura e dell’arte italiane avanzate nell’ultimo quarto di secolo è stato particolarmente significativo: il genio artistico italiano è rappresentato nella cultura mondiale moderna da scrittori famosi come Alberto Moravia e Vasco Pratolini, il drammaturgo Eduardo de Filippo, l’artista Renato Guttuso, lo scultore Giacomo Manzù, e i registi Roberto Rossellini, Luchino Visconti e Federico Fellini, tra altri.
Tuttavia, durante il XX secolo, il posto della letteratura italiana nel panorama generale della letteratura dell’Europa occidentale è cambiato significativamente più di una volta. Il progresso della letteratura italiana fu strettamente connesso alle vicende storico-sociali che segnarono il destino dell’Italia.
I percorsi della letteratura italiana avanzata nella prima metà del Novecento sono stati difficili. Molto prima della prima guerra mondiale, la prosa e la poesia italiana cominciarono a sperimentare i sintomi di una crisi.
La guerra del 1914-1918 portò al crollo di molte illusioni umanistiche e all’emergere di tendenze scioviniste dilaganti nella cultura italiana. L’intellighenzia creativa italiana è emersa da questa epoca turbolenta, avendo perso la fiducia nei vecchi valori morali e culturali, ma senza acquisire nuove prospettive.
Massimo Bontemnelli (1878-1960) guidò la direzione del “realismo magico”, un modo illusorio di trasformare la realtà “antipoetica”. Questo ha cercato di colmare il confine tra il reale e il fantastico combinando la fantasia con dettagli realistici.
Il veto del fascismo alla rappresentazione veritiera della vita popolare determinò una rottura nella letteratura italiana dei “Venti neri” da una delle più feconde tradizioni di prosa di fine Ottocento e inizio Novecento. Con la cosiddetta scuola del “verismo” (vero – veritiero, reale), Giuseppe Verga, Matilde Serao, Grazia Deledd, Luigi Capuana e altri hanno raffigurato realisticamente la dura vita dei lavoratori d’Italia. Luigi Pirandello (1867-1936) è stato il più importante esponente della tradizione letteraria italiana del ‘900.
Il fascismo tentò di far valere i “diritti di proprietà” su Pirandello, l’unico scrittore italiano degli anni ’20 e ’30 ad avere fama mondiale. Tuttavia, il pathos interiore dell’opera di Pirandello – il suo desiderio di valori umanistici calpestati da una vita crudele, la sua fede nel potere purificatore dell’arte – apparteneva non alla demagogia fascista, ma a un’autentica cultura italiana di alto livello.
Solo pochi scrittori italiani durante il periodo della dittatura fascista si cimentarono in temi sociali, che di solito comportavano la denuncia del fascismo. In questi anni si stabiliscono i temi portanti dell’opera di uno dei più noti scrittori contemporanei italiani, Alberto Moravia. Iniziò la sua attività letteraria con il romanzo Gli indifferenti (1929), che portò immediata notorietà al suo autore. Alla fine degli anni ’30, la letteratura italiana esprimeva sentimenti antifascisti, influenzati dalla lotta del popolo spagnolo contro il fascismo e come protesta contro l’azione imperialista italiana in Abissinia.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, il massimo risultato della prosa italiana fu il libro di Elio Vittorini (1908-1966), “Conversazioni siciliane”, scritto tra il 1938 e il 1941. In quest’opera originale, l’orientamento antifascista si unisce a una svolta verso il tema popolare, sebbene sia ancora condizionale per molti aspetti.
Nel 1937 muore in un carcere fascista Antonio Gramsci, fondatore e dirigente del Partito Comunista Italiano, dopo undici anni di dura prigionia. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale il popolo italiano e il mondo vennero a conoscenza dei “Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci, che contenevano gli studi storico-filosofici e letterario-estetici da lui svolti in carcere. Le opere letterarie di Gramsci, raccolte nel volume “Letteratura e vita nazionale”, sviluppano i problemi dell’estetica marxista, importanti per la cultura italiana, nella loro interpretazione storico-nazionale.
L’importanza delle idee di Gramsci per lo sviluppo della moderna cultura italiana è enorme; la loro crescente influenza si riflette nell’intera vita intellettuale postbellica del paese.
Nel primo decennio del dopoguerra, un flusso di nuove forze giovanili è entrato nella letteratura italiana. Questa generazione ha sentito il bisogno di condividere le proprie esperienze di Resistenza, la disumanità dei nazisti e la vita dei partigiani. Questi temi hanno avuto un posto di rilievo nei romanzi del dopoguerra, nei racconti, nelle memorie in prosa e nelle sceneggiature di film. Come “People and Inhumans” (1945) di Wittorsch, che racconta i grandi sacrifici compiuti dagli antifascisti contro i nazisti “disumani”, malvagi e stupidi. Esempi di tali romanzi includono “Agnese va incontro alla morte” (1949) di Renata Vigano, “Fausto e Anna” (1952) di Carlo Caesola, il racconto “Il sentiero dei nidi di ragno” (1949) di Italo Calvino, le storie di Marcello Venturi e molti altri.
Dall’inizio degli anni Cinquanta, la letteratura italiana si è sempre più concentrata sull’attualità, sui problemi della vita e del lavoro degli italiani comuni e sulle “questioni di coscienza” che riguardano l’intellighenzia italiana del dopoguerra. I romanzi ei racconti di Dom-daco Rea, così come le commedie di Eduardo de Filippo, sono diventati una parte importante della vita quotidiana dei napoletani che vivono in povertà. Opere particolarmente popolari includono “Cosa vide Cummeo” (1956), “Napoli milionaria” (1945), “Filumena Marturano” (1947) e “Lies on Long Legs” (1948).
Nonostante le loro diverse opinioni politiche e approcci creativi, tutti questi autori dimostrano un’estetica coesa e condividono lo stesso punto di vista civico; Il desiderio di ritrarre realisticamente la realtà italiana, di valutare il presente e il passato del suo Paese sulla base del destino di un uomo comune, creatore della storia. Nasce così il neorealismo nella letteratura e nell’arte italiana tra la Resistenza e il primo dopoguerra. Il neorealismo ha segnato un ritorno alle pratiche realiste delle epoche moderniste degli anni ’20 e ’30, ma non ha potuto accogliere il “peso” portato dalla Resistenza. Contemporaneamente, Era il realismo dei tempi moderni, che si sforzava di mostrare l’uomo moderno e la realtà che lo modella. La letteratura neorealista, il cinema e le arti visive in Italia hanno rappresentato una pietra miliare significativa nello sviluppo della tradizione realistica della nazione, una grande conquista della cultura italiana che l’ha posta all’avanguardia della cultura dell’Europa occidentale negli anni del dopoguerra.
Negli anni Sessanta del XX secolo è apparso evidente che il movimento del Neorealismo, che era stato una forza trainante nel plasmare la letteratura italiana, aveva cominciato a spegnersi.
Nella letteratura italiana dell’ultimo decennio, il problema del rapporto tra la società cosiddetta “neocapitalista” e l’uomo è diventato sempre più acuto. Questo dilemma si rivela soprattutto dall’interno, mostrando il mondo interiore dell’individuo. Questa tendenza della letteratura si manifesta nel trasferimento dell’interesse alla complessità morale e psicologica dell’uomo moderno. Tuttavia, anche con questa considerazione dei valori spirituali dell’uomo, il realismo italiano nella sua fase attuale rimane enfaticamente sociale. Ciò riguarda certamente il “lievito” della Resistenza e dell’esperienza neorealistica. L’incompatibilità con il “neocapitalismo”, ostile alla vita del popolo e al libero sviluppo dell’individuo, porta la letteratura progressista italiana alla creazione di opere veritiere e socialmente sature.