Arriviamo alla nostra classifica, che risulterà parziale,sperando di darti qualche buon consiglio per recuperare un classico o due che non hai avuto ancora occasione di leggere.
Oggi parliamo di classici della letteratura italiana.

DIVINA COMMEDIA, Dante Alighieri (1306-1321)

Cento canti di altissima poesia: la “Divina Commedia” è il capolavoro della letteratura italiana, l’opera immortale del sommo poeta Dante Alighieri. Il primo a definirla “divina” fu Boccaccio; il titolo con cui la conosciamo oggi compare per la prima volta in un’edizione del 1555. Il senso del viaggio dantesco nell’Oltretomba può essere rintracciato nella discussa “Epistola” a Cangrande della Scala – al quale l’autore dedica il “Paradiso” -, in cui Dante spiega di aver voluto mostrare agli uomini che l’unico modo per elevarsi dalla loro condizione di peccatori e per conquistare la verità e la salvezza è quello di affidarsi al retto uso della ragione.

CANZONIERE, Francesco Petrarca (1336-1374)

Meditato, scritto e continuamente riscritto da Petrarca per tutta la vita, il “Canzoniere” è insieme la cronaca di una storia d’amore, uno studio spietato del proprio io, l’autobiografia intellettuale e umana di un uomo ansioso e inquieto che cerca, e mai trova, la sua pace. Ma ogni definizione suona riduttiva per questa raccolta di rime, indiscutibilmente la più importante della nostra letteratura e destinata a fondare, attraverso innumerevoli epigoni, il gusto poetico dell’intera Europa. Il “Canzoniere” anticipa, contiene e quasi riassume in sé ogni argomento e tendenza della tradizione poetica occidentale, tanto che parlare di Petrarca ha sempre finito per corrispondere al parlare semplicemente della poesia.

DECAMERON, Francesco Boccaccio (1350-1353)

Il “Decameron” di Giovanni Boccaccio è un’architettura di storie fabbricata con le cento novelle che nel 1348 dieci giovani si raccontano per dieci giorni in una villa di campagna, mentre nella città di Firenze la peste semina morte. Amori cortesi e salaci, beffe e astuzie, piccole tragedie e immense miserie si mescolano in una cosmogonia narrativa che è stata ed è ancora modello di stile e composizione in tutto il mondo.

IL PRINCIPE, Niccolò Machiavelli (1513)

Inquietante, ma estremamente vero, “Il Principe” è un capolavoro del pensiero e della letteratura, un trattato di teoria politica dalla prosa avvincente. Le rivoluzionarie intuizioni di Machiavelli, di provocante attualità, mettono in luce l’indipendenza delle categorie dell’utile e del pratico rispetto a quelle etiche e religiose. Su questa premessa si basa il ritratto del Principe, individuo virtuoso, creatore dello Stato inteso come compiuta costruzione “artistica”: un uomo nuovo che, con il suo individualistico sforzo creativo, attua la sintesi di virtù e fortuna, un profeta armato capace di controllare con la ragione il progetto e la prassi politica, che si pone come antitesi alla forza devastatrice del caso

GERUSALEMME LIBERATA, Torquato Tasso (1581)

Ideale rappresentante dell’autunno del Rinascimento, la “Gerusalemme liberata” divenne ben presto uno tra i libri più letti e amati in tutta Europa. Tasso seppe descrivere con il suo poema un mondo umano e narrativo chiaroscurale, ricco di una tensione mai completamente risolta tra etica e desiderio, tra doveri nei confronti di una giustizia superiore e umanissimi cedimenti alle debolezze. Nel contrasto allargato alle grandi forze del Cielo e dell’Inferno, la “Liberata” comunica un profondo senso di crisi attraverso tutto il racconto, lasciando sempre al lettore un indefinibile sentimento di incertezza.